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E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE

Le classi seconde e terze in questi giorni si stanno recando al Collegio degli Oblati di Rho per visitare la mostra dal titolo “Il mio inferno. Dante profeta di speranza”, dedicata al viaggio dantesco nell’oltretomba. L’allestimento incrocia un percorso interdisciplinare che i nostri ragazzi hanno intrapreso coi loro insegnanti sul tema della fine della vita, affrontato nell’ottica del suo valore sia umano sia cristiano e attraverso il filtro della bellezza.

Dall’incontro del divulgatore culturale Franco Nembrini e del disegnatore della Marvel Gabriele Dell’Otto, sono nate le illustrazioni qui esposte, fortemente evocative nel rappresentare alcuni momenti fondamentali della discesa agli inferi del sommo poeta. Le tappe che Dante fa nel suo viaggio reale, immaginario e metaforico insieme, fanno riflettere fortemente perché ci interrogano sul dono prezioso della libertà con la quale siamo venuti al mondo e per la quale siamo chiamati continuamente a scegliere tra il bene e il male, tra la Verità e ciò che non lo è.

Gli adulatori, gli ipocriti, gli avari, i prodighi, i traditori, i golosi e, peggio ancora, gli ignavi, sono solo alcuni tra i dannati destinati a scontare la propria pena per l’eternità perché hanno deciso di non percorrere la strada della bellezza e della bontà indicata da Dio. In tal senso l’inferno è qualcosa che ci riguarda tutti perché, indipendentemente dall’età che abbiamo, chiunque di noi, giorno dopo giorno, deve schierarsi, agire, prendere decisioni -grandi o piccole che siano- che vanno verso la luce o, al contrario, verso il buio.

     

 

Ma Dante ci rivela anche che, nonostante le difficoltà in cui siamo tutti immersi e le tentazioni che possiamo incontrare, abbiamo dalla nostra la possibilità di uscirne e…di “riveder le stelle”. Esiste, cioè, sempre la tenera e magnanima grandezza di Dio che ci mette vicino chi ci può accompagnare verso uno scenario di vita migliore. Questa speranza per Dante è Vigilio, colui che lo guida senza intervenire sui suoi passi, ma, anzi, permettendogli di attraversare tutto il male degli inferi nel pieno esercizio della sua libertà, standogli però accanto e facendogli compagnia. Calando nella contemporaneità l’ esperienza da lui vissuta nel medioevo, potremmo interpretarla come un invito ad accettare il sostegno di chi, intorno a noi, ci possa “salvare” anche quando sembra che tutto sia buio, minaccioso e apparentemente senza via d’uscita. Dante ci vuole dire, cioè, che a prescindere dalla forma che assume il “nostro personale inferno” a dodici/tredici anni come a cento, non solo c’è speranza di venirne fuori, ma anche che nessuno ce la può fare da solo.

 

 

 

 

Giornata Missionaria – 22 ottobre 2023Open Day- 28 ottobre – Scuola dell’Infanzia San Michele